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Andrea Lorusso Scritto da  Nov 22, 2014

Strade uniche per pedoni, auto e ciclisti. A Berlino il via alle “zone d’incontro”

Parallelamente si provvederà a costruire aree di parcheggio limitrofe e limitare le soste solo a chi debba fare consegne. Insomma, se in Italia si lotta – giustamente – per la creazione di piste ciclabili e zone pedonali, in Germania (ma non solo lì) ci si sta già attivando per andare incontro agli automobilisti, troppo spesso svantaggiati quando si muovono in città.

Cosa sono le zone d’incontro. Aree normalmente poste in zone residenziali con un limite di 20 km orari. I pedoni hanno sempre la precedenza, ma non hanno l’uso esclusivo dell’area. Devono muoversi cercando di non ostacolare la percorrenza di ciclisti e autoveicoli. La segnaletica è minima, giusto all’entrata e all’uscita della strada. Nessuna pista ciclabile.

“Che gli automobolisti si confondano tra la gente” è lo slogan. I marciapiedi hanno un cordolo molto basso, pochissimi centesimi di dislivello rispetto alla parte dedicata alle auto e ai ciclisti (che devono correre assieme alle auto). Con una gestione comune dello spazio a disposizione si limita di fatto anche l’abuso di terrazze esterne per chi ha locali (ristoranti e café) sulla strada. Storia delle zone d’incontro.

La prima zona d’incontro è nata nell’agosto del 2000 a Berna, in Svizzera. Si cercava una soluzione economica per rendere sicuro il passaggio di pedoni in alcune aree in cui non si poteva evitare il passaggio delle automobili. Nessuna barriera architettonica (costosa), ma autoregolamentazione. I primi a sostenere l’iniziativa furono i residenti del quartiere. Dopo pochi mesi erano già nove le vie della capitale svizzera trasformate in zone d’incontro. Nel settembre del 2001 un’ordinanza federale ne disciplinò le modalità di realizzazione. Da lì l’idea è stata ripresa in Belgio e Francia.

Tutti felici? Così non sembra, almeno a Berlino. Oltre ai no ricevuti da alcuni residenti (la discussione è andata avanti un anno) il problema è il codice della strada tedesco che, a differenza di quanto accade quasi ovunque nel mondo (solo nei Paesi sono tutti uguali), dà diritto di precedenze all’automobile sul pedone. E così, in caso di incidente in una zona d’incontro che chi va a piedi abbia ragione al 100% è tutto da dimostrare.

E così, nonostante i primi riscontri sull’esperimento siano positivi, c’è già il rischio che si debba mettere mano a livello al codice della strada per vedere il progetto estendersi.

VIA | WIRED

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Andrea Lorusso

Praticare la cyclette, è come fare surf in una Jacuzzi. Questo il suo motto preferito. Appassionato di Granfondo e Randonné

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